Blade Runner 2049

bladerunner2049

Unicorno
6 20 21
Cavallo
Madame, Luv, Joi
Celle
Pioggia
Buio
Grigio
Neve
Rosso
Intrecciate
Pioggia
Neve
Immaginate di avere di fronte a voi una delle sette meraviglie del mondo e vi chiedano di replicarla.
Immaginate di avere di fronte a voi un quadro di Picasso, Dalí, un Van Gogh, e vi chiedano di ridipingerlo uguale.
Immaginate di avere di fronte a voi Riccardo Muti e tutta l’orchestra filarmonica di Berlino che eseguisce la Nona di Beethoven, e vi voglia cedere la bacchetta.
Immaginate di avere di fronte a voi uno dei film più belli, conosciuti, importanti, della cinematografia mondiale. E vi chiedano di farne un sequel.
Sarebbe un fallimento annunciato. Una partita persa in partenza. Non importa che la sceneggiatura sia stata scritta dal creatore dell’originale, o la musica sia di Hans Zimmer. Parti già sconfitto, perche eguagliare l’area di mistica, di pathos, riuscire a creare qualcosa di altrettanto cult è pressoché impossibile. Intrecciate.
Io sono uno degli adoratori di Blade Runner, è uno dei miei film preferiti, ne amo la musica, l’ambientazione, la fotografia, e le interpretazioni degli attori, la caratterizzazione dei personaggi, Il freddo e duro Deckard, il determinato e combattivo Roi Betty, la dolce Rachel…è sicuramente nella mia top ten personale, forse nella top five, ne ho varie versioni in supporti DVD. Scrivo questo, per far capire il timore che provavo nel andarlo a vedere, timore nato non appena saputo della creazione di questo sequel.
Quindi, ho cercato di vivere senza ansia questi ultimi giorni, nonostante un hype pazzesco. E ho cercato di non leggere nessuna recensione al riguardo, sia per evitare spoiler sia per evitare di avere un giudizio personale alterato dal giudizio altrui. In poche parole, volevo arrivare vergine alla visione, per poter giudicare in autonomia.anima
E dunque, veniamo al dunque. Il film è veramente bello. E ve lo dico cosi, a muso duro. Non è paragonabile, sta tutto li il fatto, e non paragonandoli, risulta facile dirlo. Il film, Blade Runner 2049, è proprio, veramente, bello.
Il regista Denis Villeneuve, è stato capace di ricreare l’universo di Scott, la sua Los Angeles buia, piovosa, inquinata, sovraffollata, secondo la propria visione, le proprie capacità, ispirandosi ma senza il fastidioso tentativo di scimmiottarla. Visivamente, è un opera superlativa, la fotografia è bella, caustica, si adatta alla storia e ai suoi protagonisti. Blu,tra i replicanti, tra gli abitanti della megalopoli, un meltin pot di razze, di umani, androidi, macchine e oleogrammi. Nera, nelle immagini degli antagonisti, come se la loro animali scura sporcasse la lente. Rossa, nel mondo vecchio, nel mondo di Deckard, dove ci sono le ultime cose veramente vere, vive. Le api. Il cane. Il suo amore. E in tutti questi colori, si muove l’agente K.
La musica, accompagna i momenti del film, in maniera assurdamente cacofonica. E anche questa, è stata una gran pensata. Non esiste una vera e propria colonna sonora, come era stato nel precedente, con le meravigliose musiche di Vangelis. Qui, Zimmer, se ne sta alla larga, forse per evitarne il confronto, ma accompagna le immagini con suoni metallici, che in alcuni momenti omaggiano e richiamano ma che hanno un senso proprio, e sono sapientemente dosati e accostati al momento giusto, riuscendo a toccare le giuste corde emotive al momento giusto.
Giusta l’idea di cambiare il test Voigh Kampf con un altro tipo di test di valutazione, in fondo sai da subito chi è cosa.
E poi c’è Ryan Gosling. Sarò onesto, non ne avevo grossi ricordi come attore, mancanza mia. Ma è pipato per questo ruolo. Interpretazione perfetta, sotto le righe ma dentro il personaggio, che evolve nel corso del film evidenziandone le emozioni, le speranze, la risolutezza. Ha inoltre una vaga somiglianza fisica con Deckard giovane, e ne prende spunto anche l’abbigliamento, quasi a creare un continuum sensoriale con il primo film. Il blade runner, si veste cosi. Un altro trait d’union tra i film, cameo di Garf a parte, è il pianoforte. È presente subito, nei primissimi minuti del film, si ritrova dopo, nella città vecchia quando va alla ricerca di Deckard. E ogni volta che l’agente K si avvicina, tocca quel tasto, ti aspetti che parta Love Theme con tutta la sua triste dolcezza. Te la pregusti, sei dentro la corda del piano, pronto a vibrare, ma rimani a bocca asciutta, un piacere irrealizzato. Tremendamente crudele, ma funzionale nel creare una tensione emotiva.
Bellissima Joi, una splendida Ana De Armas. Dolce, coraggiosa e bellissima.
Bellissimo anche il finale, molto toccante, lacrime e neve.
Ovviamente, non è tutto rose e fiori, se no si potrebbe parlare tranquillamente di capolavoro. Ci sono delle magagne. Wallace, per esempio. Sembra voglia spaccare il mondo (in effetti è sua intenzione) ma si vede appena 5 minuti in tutto il film, senza poi lasciare tutto questo segno. Non sono un estimatore di Jared Leto, forse non è neanche colpa sua, ma della scrittura del personaggio, ma lascia un po a desiderare. Un po filosofo, un po Ray Charles, un po agente Smith di Matrix, con le sue idee di rivolta verso l’ordine costituito… Mah. Deboluccia anche la sua assistente/tirapiedi Luv. Vabbeh esser cattivi, ma cosi è troppo. Un androide cosi vicino al sadismo e alla crudeltà non mi convince granché.
In questo film, quindi, qualcosa va alla grande, qualcosa va molto bene e qualcosa poteva e doveva esser fatto meglio.
Ma non significa che il giudizio finale sia un “accontentarsi”, diciamo che su 2 ore e 40 qualcosa si poteva velocizzare e altro si poteva dilatare un po per capire e apprezzare di più, ma è fantascienza con i fiocchi, è fantascienza senza botti e esplosioni alla Michael Bay e simili, si vuole fare apprezzare per quello che è, un grande omaggio ad una delle pellicole più belle della cinematografia mondiale, con un anima propria ispirata ad un qualcosa di superiore. Non è sempre possibile replicare perfettamente, e più spesso è apprezzabile chi conosce i propri limiti e decide di fermarsi un passo indietro per non strafare.
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