Cinecittà.
Che spettacolo. Questo è stato il motivo principale della gita a Roma, venire a visitare la fabbrica della cinematografia italiana ma non solo italiana. Era una destinazione affascinante, intrigante per noi amanti del cinema, e quindi in quattro e quattro otto abbiamo organizzato. E sicuramente, è stata una scelta azzeccata.
Quindi, arrivati all’albergo, posiamo le valigie, e metropolitana alla mano in poco più di una mezz’ora usciamo in via Tuscolana, proprio di fronte alle porte dell’industria cinematografica.
Appena varchi la soglia, vieni accolto da delle sculture in stile antico romano, dalla carrozza di Pinocchio e altri reperti di vari film, tra cui una testa felliniana.
Fellini, sarà il tema ricorrente della mostra, primo passo della visita a Cinecittà, ovviamente, essendo stato forse il regista più importante nell’ambito conterraneo, ne è anche il protagonista principale.
Entrando nei vari padiglioni, trovi costumi di scena, filmati storici, addirittura una cabina di doppiaggio per metterti alla prova, parti del sottomarino us33 del film U-571. Ma è la parte con la visita guidata che alza incredibilmente l’asticella della valutazione.
Soprattutto perché grazie alle nozioni che la guida elargisce riesci a capire quanto Cinecittà abbia avuto importanza, dal momento della sua nascita, voluta fortemente da LVI (che dice abbia fatto anche cose buone), per risollevare l’economia nazionale, fino al suo fulgore massimo, nel secondo dopoguerra fino alla fine degli anni sessanta, dopodiché segue un periodo un po di calo, fino ad una seconda rinascita avvenuta tra la fine degli anni novanta e i primi duemila, anche grazie agli interessamenti delle case produttrici americane verso i nostri scenografi. E questo non è un caso, considerando quante produzioni americane, sia film sia serie TV, abbiamo scoperto siano state girate a Cinecittà. Oltre a Rome, Doctor Who, anche addirittura Scorsese con Gangs of New York,il film Everest, ma anche Danny Boyle, o addirittura una serie in corso di produzione, tratta da “Il Nome Della Rosa ” con John Turturro e Rupert Everett. Ed è incredibile vedere i set ricostruiti ad hoc come Roma Antica, il Tempio di Gerusalemme e Firenze Medioevale, con un grado di veridicità altissimo, e conoscere attraverso il racconto della nostra cicerone come questi artisti riescano a modificare le strutture e di conseguenza le epoche con solo piccoli accorgimenti.
Peccato solo non essere potuti entrare all’interno dei cosiddetti Teatri, che di volta in volta vengono utilizzati alla bisogna come set di interni ma anche e soprattutto per le registrazioni di programmi televisivi, appunto motivo per il quale nel nostro giorno di visita non era possibile entrare.
Terminiamo questo esaustivo giro soddisfatti e arricchiti, pronti per tuffarsi nella tourbillon romana.
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