Come era logico aspettarsi, il clima non propriamente caraibico di Londra prima o poi doveva fare qualche scherzetto, e cosi è stato.
La mattinata era iniziata con calma, con una passeggiata da Paddington, come il nome dell’orsetto parlante dell’omonimo film, fino a arrivare nel bel quartiere di Little Venice, che come dice il nome, si ispira alla città lagunare. Ti trovi quindi a camminare lungo i canali, tra battelli/negozi e tanto verde, in un ambiente molto carino e quasi hippy, senza toccare quelle punte estreme di Camden. Dopo una piccola passeggiata abbiamo preso un taxi-boat, per ammirare dall’acqua le caratteristiche del quartiere, tra case galleggianti e villette con molettino privato, attraversando il famoso Zoo di Londra, fino a giungere al capolinea, Camden Town, punto ormai talmente turistico da essere veramente kitsch ma che comunque trattiene un certo fascino retrò che almeno a me piace. Sfiga vuole che praticamente comincia a piovere quando si scende dal battello. Poppies ci da un ottimo lunch a base di fish & chips, dopodiché cominciano le prime divisioni, in base agli interessi personali di esplorazione. La prima nostra tappa è Oxford Circus, per una veloce sosta da Hamley’s, il paradiso dei giocattoli. Vuoi qualunque cosa? Lì ce la trovi, è incredibile. Dopo questo rimango con Gettons e Barbara e ci dirigiamo sotto la pioggia battente in una lunga camminata, prima verso Tottenham Court Road, dove mi portano nella fantastica libreria di Fauleys (un souvenir va preso, e una copia inglese di “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde è perfetta per l’occasione), dopodiché dopo altri negozi di gadget (funko, manco a dirsi) dove guardiamo ma non tocchiamo, ci spostiamo sempre a piedi a Covent Garden, altro chicchino imperdibile, nota a livello turistico ma sempre un piacere. Qui, un po irritati dalla pioggia continua, umida e bagnante, decidiamo un giro in bus su un tragitto abbastanza tipico del centro di Londra con sosta veloce al Tower Bridge, che è un altro di quei posti che non mi stanco mai di vedere. Foto veloci, e poi inizia il dramma. Causa una serie di circostanze avverse, autobus che non passano, Uber bloccati nel traffico congestionato dell’ora di punta del week end londinese, insomma, drammi continui e contingenti, arriviamo a Stome Cave, il ristorante fissato per cenare con un po di ritardo. Molto ritardo. Veniamo infamato più o meno apertamente, ma ben presto il clima conviviale e la presenza di Angela e Jey rassenerano il tutto, e possiamo goderci la cena turca veramente buona, nemmeno troppo speziata come credevo (speravo) ma anzi piuttosto semplice e gustosa. S’è fatta una certa, la stanchezza si fa sentire, e l’ultima mattina di fuoco ci aspetta, perciò, goodnight e ci si vede tomorrow morning!
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