Her – Lei

In colpevole ritardo, guardo questo film del 2013 di Spike Jonze. Jonze nasce come regista di videoclip, per poi passare al grande schermo, e , dal 1999, anno del suo primo film, ad oggi, ha diretto solo 4 film ed un cortometraggio. Di ogni suo film ha curato la sceneggiatura, spesso in collaborazione con Charlie Kaufman. In questo caso, la sceneggiatura è ad opera completamente sua e ha vinto praticamente tutti i premi più importanti tra cui l’oscar.
Per quanto riguarda la filmografia, si può tranquillamente dire che non ha sbagliato un colpo, anzi, tutti ottimi film, originali, con almeno un capolavoro assoluto che è/era Eternal Sunshine for a Spotless Mind (il titolo italiano non lo calcolo). Ho scritto era, perché non è più l’unico, con questo Her ha replicato il livello. 
La trama? In un futuro prossimo distopico,tutta la popolazione utilizza una sorta di Alexia/Siri portatile per praticamente qualsiasi cosa. Ognuno ha il proprio auricolare con cui comunicare e interagire verbalmente con il proprio dispositivo. Theodore è uno scrittore di lettere per altri, si occupa cioè di l, appunto, scrivere su commissione lettere di qualunque tipo, per chi non ha tempo o capacità letterarie di comunicare. È una persona profondamente solitaria, malinconica e sensibile, e si è separato da poco dall’amore della sua vita. Un giorno, decide di comprare l’ultima os arrivata in commercio, che, oltre alla scelta del genere, ha la capacità di evolvere e adattarsi al suo utilizzatore. Samantha, la sua os, diventa non solo uno strumento, ma anche un amica, una confidente, e addirittura, un amore, com risvolti imprevedibili.
Il film è di un romanticismo amaro incredibile. Il rapporto tra Theodore e Samantha è di una dolcezza coinvolgente, e la regia tipica di Jonze, che alterna riprese “classiche” a riprese da videoclip, esalta le doti attoriali di Joaquin Phoenix, che qui ha probabilmente la prima grande prova istrionica della sua carriera. Il film è lui, è presente in ogni scena, dall’inizio alla fine, e specialmente in primo piano. Sei assolutamente catapultato dentro di lui grazie alla mimica e alla trasposizione dei sui sentimenti. Ti coinvolge dalla prima all’ultima scena. A fargli da spalla, c’è Samantha, ovvero la voce (solo voce, per tutto il film, e che voce!) di Scarlett Johansson. Per apprezzare al meglio, ho deciso di guardarlo in lingua originale, e diavolo, che donna. Riuscire a recitare e trasmettere emozioni senza mai essere inquadrata, quindi senza comunicare visivamente, è veramente difficile, ed è stata bravissima. Il resto del cast, fa da comprimario, ma sono tutti attori famosi e conosciuti, da Rooney Mara a Chris Pratt a Olivia Wilde, tanto per fare capire la stima che il regista ha nell’ambiente. Menzione d’onore poi per la colonna sonora ad opera degli Arcade Fire, veramente azzeccata.
E ciò che più colpisce del film, è la poetica del loro rapporto impossibile tra uomo e “macchina” senziente, che non cade mai né nel ridicolo né nel pecoreccio nonostante sia un vero e proprio fidanzamento.
Veramente un gran bel film, che soprattutto non stanca mai durante la visione.


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