Cosa mi ero perso in tutti questi anni….Giustamente annoverato tra i classici dei thriller all’italiana, ne è sicuramente una delle migliori realizzazioni degli anni settanta. Esce nel ’77, due anni dopo Profondo Rosso di Dario Argento, e alcuni punti in comune effettivamente ci sono, ma sviluppate in maniera diversa. Non migliore o peggiore, ma sicuramente diversa. C’è da dire che, questo Sette Note in Nero di Fulci, probabilmente risulta meno appesantito dall’età. Il ritmo nonostante superi i 40 anni di vita è sempre discreto e si perdonano anche alcune leggerezza di sceneggiatura.Le similitudini con il capolavoro di Argento riguardano soprattutto tre o quattro punti essenziali, anche se vagamente, quali la presenza di una sensitiva, che in Profondo Rosso è la prima vittima, mentre qui è la protagonista della storia, la stanza murata con il cadavere, la ricostruzione dell’omicidio per ricordi (che sia uno specchio o una visione) e una colonna sonora strepitosa, in questo film ad opera di Fabio Frizzi, Vince Tempera e Franco Bixio, musica che poi sarà utilizzata anche da Tarantino in Kill Bill. La protagonista è Virginia, la bellissima Jennifer O’Neill, che si trova ad indagare su una misteriosa visione di un omicidio, di cui viene accusato il di lei marito Francesco Ducci (Gianni Garko) e viene aiutata nelle indagini dall’amico e esperto di parapsicologia Luca (Marc Porel).
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