La Finestra Di D.

D. si alza dalla scrivania e si avvicina alla finestra. Fuori il sole sta scendendo, e con lui le temperature. L’aria fuori sta prendendo quella sensazione di congelamento, quel colore e densità particolare che ha quando la temperatura è fredda, molto fredda. Sembra quasi di riuscire a toccarla. Sa che, se decidesse di aprire la finestra, insieme alla lama gelida del freddo, così fastidiosa ma anche piacevole allo stesso tempo, sarebbe in grado di percepire l’odore di legna bruciata dei caminetti delle case a lui più prossime. Sarebbe anche il caso di andare ad accendere il fuoco, pensa, prima che il brusco calo di temperatura fuori si attorcigli anche all’interno di casa sua.

Si volta leggermente verso lo schermo azzurro del pc, dove la luce retroattiva permette di leggere le ultime parole scritte, e il numero di pagina: “D. si alza dalla scrivania e si avvicina alla finestra. Fuori il sole sta scendendo, e con lui le temperature.L’aria fuori sta prendendo quella sensazione di congelamento, quel colore e densità particolare che ha quando la temperatura è fredda, molto fredda. Sembra quasi di riuscire a toccarla. Sa che, se decidesse di aprire la finestra, insieme alla lama gelida del freddo, così fastidiosa ma anche piacevole allo stesso tempo, sarebbe in grado di percepire l’odore di legna bruciata dei caminetti delle case a lui più prossime. Sarebbe anche il caso di andare ad accendere il fuoco, pensa, prima che il brusco calo di temperatura fuori si attorcigli anche all’interno di casa sua. Si volta leggermente verso lo schermo azzurro del pc…” PAG 1.

Trasale, sembra di vivere un deja vu. Perché ho scritto quelle parole? E perché sono sempre a pagina 1? Ormai è da 4 giorni che si è trasferito nel piccolo cottage apposta per scrivere il suo libro, e in 4 giorni, di cui non ha memoria, ha scritto solo quelle poche righe. Ripensa al suo arrivo, alle valigie lasciate nella stanza adiacente. Si scuote dal torpore, e attraversa la porta per entrare nel salottino. Il cottage è proprio essenziale, ha un cucinotto con camino e un tavolo da pranzo, dove ha deciso di piazzare il suo portatile, e sulla sinistra un salottino con divano letto. Dalla cucina, attraverso una porta a vetri, si entra in un piccolo patio coperto, e alla cui destra c’è un piccolo bagno di servizio, con le comodità essenziali. Entra in camera. Le valigie sono intatte. Ha passato gli ultimi giorni senza disfarle, senza neanche cambiarsi. D. è confuso. Sa di aver bevuto un po’di vino e fumato marjuana nelle sere precedenti, ma non tanto da avere questo blackout e non abbastanza da non ricordarsi assolutamente niente. Torna indietro nello studio. Dà un’altra occhiata allo schermo del PC, e poi sconsolato e confuso torna alla finestra. Nel frattempo l’oscurità della sera invernale guadagna progressivamente terreno, relegando gli ultimi barlumi di luce a un pallido ricordo. Nel buio del vialetto, una forma bassa ma massiccia si staglia più scura dell’oscurità circostante. D. cerca di comprenderne le origini, forse è un cane che cerca del cibo…ma non ha una forma canina…Intanto, quello che non riesce a capire cosa sia, si sta avvicinando, ma senza aumentare di dimensioni. Si capisce chiaramente che adesso non è più in fondo al vialetto, ma quasi a metà strada tra il punto precedente e la finestra. Ma senza cambiare proporzione nelle dimensioni, come se avvicinandosi, si rimpicciolisce. Assurdo, non può essere..ma cosa diavolo è? All’improvviso, lo squillo acuto e insistente del telefono. Odia le suonerie del cellulare, le ha sempre trovate inopportune, fastidiose e troppo entranti. E soprattutto quando sta scrivendo non vuole essere disturbato, quindi leva totalmente la suoneria. Non si ricordava di averla ripristinata. Infastidito, si avvicina alla scrivania. Guarda lo schermo dello smartphone: Spam Detected. Non solo gli squilla il telefono in un momento in cui cerca di ridurre contatti con il mondo esterno, ma a tentare di disturbarlo è qualche agenzia di Brokeraggio finanziario che ha intenzione di farlo diventare ricco sfondato con solo due operazioni in borsa, o qualche operatore telefonico con offerte fantastiche per la sua linea, o un fornitore di energia elettrica cone tariffe migliori, o…. Neanche gli interessa saperlo. Preme il tasto Rifiuta, e torna alla sua finestra, curioso di decifrare cosa sia quella forma strana che staziona fuori casa sua. Non la vede più. Non è dove l’ha lasciata, e neanche si è avvicinata. Indaga con lo sguardo a 180 gradi, quasi rattristato di non avere più un mistero da risolvere. Un lampo, un rumore di vetro in frantumi, e una forza inspiegabile che si aggrappa al suo corpo come un enorme peso con aculei lancinanti che gli penetrano nelle carni. Non prova neanche a lottare, non ne ha il tempo materiale, il suo corpo resta sconnesso dalla sua mente, confusa e terrorizzata da queste esplosioni di dolore. È riverso a terra ormai, schiacciato e completamente inerte e sottomesso. Costringe i suoi occhi a fissare di fronte a sé, ma è solo un attimo. Li richiude, serrati. Non vuole più vedere. Attende la sua fine, mentre artigli e zanne lacerano inesorabilmente le sue carni, le viscere strappate dal suo corpo, e il sangue caldo sgorga dalle ferite. D. apre improvvisamente gli occhi. È madido di sudore, con la testa appoggiata sulle braccia, ripiegato sulla scrivania. Un attimo di smarrimento, misto a sollievo. È vivo. Si guarda le mani, il corpo. Nessuna ferita, nessuna macchia di sangue. Il cuore batte sempre all’impazzata, ma si sta rendendo conto che era solo uno spavento. Si prende la faccia tra le mani, cerca di rallentare il respiro. Dormiva. Stava sognando. Stava facendo un incubo del cazzo. Stava facendo un cazzo di incubo del cazzo. Rinfrancato, si stropiccia gli occhi. Si alza dalla scrivania. Ha ancora le gambe intorpidite. Si avvicina alla finestra. Per caso, getta un occhio allo schermo del PC e comincia a leggere: ““D. si alza dalla scrivania e si avvicina alla finestra. Fuori il sole sta scendendo, e con lui le temperature…..”

D. comincia ad urlare.

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