Pinocchio – 2019
La fiaba di Collodi è una tra quelle più conosciute al mondo, capace di affascinare anche il pubblico oltreoceano, ed è andata incontro a diverse trasposizioni cinematografiche e televisive, tra cui, uno degli ultimi è proprio questo di Garrone. La storia è replicata quasi interamente in maniera perfetta, e dal punto di vista tecnico è quasi altrettanto perfetto, con una fotografia, le scenografie e i costumi (per cui è stato candidato all’Oscar 2021) che si sposano benissimo tra loro e con i fatti narrati, molto meno patinati e zuccherosi del precedente Pinocchio di Benigni, che fu, al tempo, un grosso flop per tanti fastidiosi problemi, legati soprattutto alle interpretazioni (in particolare della Braschi, ca va sans dire) ma anche ad una certa prolissità dello svolgimento, oltre al fatto che, onestamente, un Pinocchio con le fattezze di Benigni ormai quasi 50enne risultava un po’ tanto grottesco. Abbastanza curiosamente, ma forse anche no, qui ritroviamo Benigni nei panni di Geppetto, ed in fondo è un tributo giusto e meritato, soprattutto quando riesce ad evitare le sue classiche mimiche che tanto lo hanno reso famoso ma al tempo stesso, negli anni, sono diventati un cliché un po’ triste e scontato. Il cast si avvale di tanti volti noti, anche in comparsate di pochi secondi, sintomo dell’influenza sia dell’opera di Collodi nell’immaginario comune sia di Matteo Garrone nella cinematografia italiana attuale, e vede tra gli altri Ceccherini e Papaleo nei ruoli de La Volpe e Il Gatto, il compianto Proietti in Mangiafuoco, Marine Vacht ne la Fata Turchina adulta, e Federico Ielapi nel burattino Pinocchio, che è veramente reso bene e risulta “credibile” nella messa in scena. Una curiosità del film, la presenza di veri attori nani per impersonare marionette, dottori, becchini e Grillo Parlante, di modo da essere meglio amalgamati nella pellicola.Però c’è un però. La bellezza visiva e la conformità alla fiaba cozza con una, per me, totale assenza di emozionalità percepita. Lo guardi bene, volentieri, non ha momenti di stanca, ma non ti prende il cuore come dovrebbe, cosa che, forse in maniera troppo retorica e ruffiana, ma comunque efficace faceva ad esempio l’altro Pinocchio. Certamente è da dire che ad un pubblico che voglia assistere ad un prodotto oggettivamente ben fatto e stilisticamente valido, Pinocchio è molto adatto, meno invece a chi ci vuole ricercare un po’ di magia della fanciullezza
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