I Banditi Del Tempo – 1981
È il secondo film di Terry Gilliam dopo il periodo dei Monty Python, quel gruppo comico di matti che ha imperversato tra la metà decade dei ’70 e primi ’80 in Gran Bretagna. I banditi del tempo è anche il primo episodio della trilogia dell’immaginazione, composta successivamente da Brazil e Le Avventure del Barone di Munchausen. In questa pellicola si sentono in maniera molto forte le influenze dei Python, non solo per la presenza di altri due suoi membri, ma per tutta una serie di situazioni tra il grottesco e l’assurdo, e per il dileggio marcato verso il potere ed i suoi detentori, oltre che alla società consumistica e superficiale, reagendo appunto con la messa alla berlina e la fantasia. Kevin è un bambino di 11 anni, amante della storia, ed una notte la sua camera viene invasa da 6 nanetti arruffoni, che si definiscono criminali. Questi sono entrati infatti in possesso della Mappa del Tempo, sottratta al suo legittimo possessore, e loro ex datore di lavoro, l’Essere Supremo, una sorta di Dio fumoso di cui si vede solo la testa, e la utilizzano appunto per spostarsi avanti e indietro nel tempo nelle varie epoche, per depredare personaggi ricchi e famosi. Kevin si unisce a loro, e si ritrova quindi al cospetto di Napoleone (Ian Holm) nella sua campagna italica, Robin Hood (John Cleese) e Agamennone (Sean Connery), perennemente inseguiti e insidiati anche da Il Male, impersonificazione dello stesso, che vuole la mappa per impadronirsi della tecnologia, di cui è fervente ammiratore, e sconfiggere l Essere Supremo. Il film è abbastanza divertente, folle e irriverente, pur con degli evidenti, e fisiologici, limiti nella realizzazione degli effetti, che in buona tradizione Monty Python, sono molto artigianali. Un appunto che mi sento di fare, è che ho trovato il film un po’ fuori target, sia per i bambini, che non capirebbero tanti riferimenti e il sottotesto, che per gli adulti, che magari non hanno (più) la fantasia per entrare in un mondo magico, e la capacità di immedesimarsi in Kevin.
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