Peeping Tom (il titolo originale, letteralmente Guardone) è un film del 1960 di Michael Powell, che in buona sostanza è costato la carriera in Gran Bretagna al regista inglese, reo, secondo il clima bigotto e benpensante dell’epoca, di avere costruito una storia troppo scabrosa per la morale. È poco conosciuto da noi, o almeno io non lo avevo mai sentito, e dopo mesi in watchlist su Prime Video sono riuscito a recuperare questa piccola chicca, piuttosto originale come soggetto. Mark Lewis (Carl Bohem) è un giovane cameraman ossessionato dalle riprese, che gira sempre con una piccola cinepresa portatile sotto braccio, pronto ad immortalare le scene che lo colpiscono. Ma non solo quelle. A causa di alcuni esperimenti comportamentali effettuati dal padre a scopo scientifico nell’infanzia, ma in realtà veri e propri abusi psicologici, il ragazzo è cresciuto con una grave forma di scopofilia, voyeurismo, che lo ossessiona e lo porta alla spasmodica ricerca del volto della paura, che ritrae con la propria cinepresa mentre uccide giovani donne. La conoscenza di una dolce ragazza, sua affittuaria, pare redimerlo e quasi guarirlo dalla sua ossessione, ma il destino è dietro l’angolo. E niente, il film è una discreta bomba, per il tema, per il metacinema, per il ritmo e la suspense mista ad angoscia che crea, che ti fa quasi empatizzare con l’assassino, in quanto percepisci che chiaramente è anche lui stesso una vittima, costretta ad azioni aberranti per cause altrui. Davvero un bel film.
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