Bello ma non balla. L’uomo delle castagne è una miniserie thriller danese, tratta dall’omonimo romanzo di Søren Sveistrup, diretta da Mikkel Serurp e distribuita da Netflix, e vede come protagonisti Naia Thulin (Danica Curcic), un agente della polizia di Copenaghen, e Mar Hess (Mikkel Boe Følsgard), un agente dell’Interpol che sono assegnati ad uno sconvolgente caso in cui delle giovani madri sono uccise e mutilate, lasciando come firma un omino di castagne. Il caso sembra poi collegato a quello di Christine, una bambina rapita e presumibilmente uccisa l’anno precedente, figlia della ministra degli affari sociali Rose Hartung. La serie gode dell’ambientazione nordica, che garantisce colori e location opprimenti e cupi, e si svolge su di una trama un po’ troppo classica e infarcita di cliché, con dei colpi di scena che non ho trovato abbastanza potenti. Ma al di là di questo, che comunque non è una vera discriminante sulla qualità di un prodotto, dal momento che ormai come genere è difficile creare originalità nella storia, ho trovato deludente la costruzione della tensione, che non mi ha mai preso, e mi ha reso un po’ sterile la serie e non convinto più di tanto.