Terzo film di Jordan Peele, anche questo sceneggiato prodotto e diretto con le proprie mani da quello che è in origine un comico e poi uno dei volti nuovi dell’horror moderno. Come nei precedenti, la trama è funzionale per il regista per parlare di altro, nello specifico di problematiche sociali. Se in Get Out era il razzismo, e in Us era il controllo sociale dello Stato, qui affronta più il rapporto tra il cittadino comune e la ricerca di notorietà, con le varie prospettive di preda e predatore che mutano nello svolgimento. Protagonista del film è ancora come in Get Out Daniel Kaluuya nel ruolo di O.J. affiancato da Keke Palmer in quello della sorella Em. I due, proprietari di un ranch in California e addestratori di cavalli, dopo la bizzarra morte del padre, ucciso da una moneta caduta dal cielo, si ritrovano a dover affrontare altrettanto bizzarri eventi che li portano a sospettare della presenza di Ufo, iniziando così una sorta di caccia alla foto per diventare famosi e soprattutto ricchi. Il film funziona sotto vari aspetti, sia dal punto di vista di creazione della tensione, che per più di metà film è veramente forte e ancorata dall’insicurezza sull’origine degli eventi, sia nel ritmo che nelle prove attoriali, dove vediamo in parti minori anche Steven Yeun e il grande Michael Wilcott (tra i vari e tantissimi ruoli precedenti, quello di Top Dollar in The Crow) oltre che ad un altro storico attore, Keith David. Un punto in più per quanto mi riguarda per il film è l’aver preso ispirazione, nella struttura e nel plot, dai film a cavallo tra l horror e avventurosi negli anni 80 inizio 90, che hanno creato un genere a sé stante.
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