Continuo nel mio rientro nella letteratura di King, anche in questo caso con il recupero di un romanzo breve, o un racconto lungo, secondo i punti di vista, del Re.
Trisha, una bambina di 9 anni, è con il fratello maggiore Pete e la madre in un escursione nei boschi dei monti Appalachi. Irritata dai continui litigi dei due, lascia il sentiero principale per fare pipì e prova a raggiungerli cercando una scorciatoia, smarrendosi però nel bosco e si allontana dalla zona “civilizzata”. Comincia così un odissea alla ricerca di soccorso con pochissime provviste, cercando di sopravvivere con il poco che trova di commestibile e bevendo acqua dai ruscelli, e con l’ unico conforto di un walkman con cui ascoltare le partite di baseball dei Red Sox e del suo idolo Tom Gordon. Ma nel suo peregrinare in cerca della salvezza non è sola, qualcosa di inquietante la sta seguendo.
Come al solito il rapporto che crea King nel raccontare storie di bambini e ragazzi prende il sopravvento su una trama tutto sommato semplice, non particolarmente orrorifica ma comunque inquietante, e che lascia spazio a tre elementi importanti del soprannaturale, il Dio dei Perduti, un essere maligno e cattivo e indefinito, che racchiude le paure della bambina, il Subudibile, la forza benigna che fa sì che le cose vadano nel modo giusto nel mondo, e il Dio di Tom Gordon, evocato dal giocatore in ogni ultimo gioco del nono inning, alzando il dito al cielo. Un romanzo carino e che può avvicinare un pubblico ancora vergine agli scritti più complessi e forti del re del Maine.
Leave a Reply