Al terzo film da attore e regista, Maccio Capatonda abbassa un po’ il livello di demenzialità spinta cui è solito, confezionando un discreto prodotto che ovviamente non resterà nella storia ma comunque funziona e diverte, con alcune trovate non sense (suo marchio di fabbrica) che da sole valgono il film. Ennio Storto è il titolare di un negozio di tecnologia e ha un suo canale chiamato Le dritte di Storto. Ennio vive in maniera anonima e monotona, completamente immerso in device, con i quali scandisce e organizza totalmente la sua vita. Quando a causa di un piccolo incidente si ritrova in un 2023 identico ma totalmente analogico deve superare lo shock di doversi adattare ad un per lui vecchio stile di vita cercando il modo di tornare al suo 2023. La pellicola pur avendo un impronta più matura è comunque infarcita di momenti comici, con alcune trovate tipicamente maccesche geniali come il fratello disgestico (interpretato da Pietro Sermonti) o la macchina senza e con sensori di parcheggio, ma comunque tutto il film risulta più che simpatico, toccando il tema dell’ eccesso di tecnologia senza cercare di fare morali e senza cadere nella retorica del “si stava meglio prima”.
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