Lo avevo già visto un paio di anni fa ma dimenticai di fare il post, ne approfitto ora dopo un rewatch. Lanthimos prende ispirazione per il soggetto dall’ Ifigenia di Euripide, ovvero la necessità di un estremo sacrificio per un bene collettivo e le implicazioni morali che da questo ne conseguenza, lo confeziona ai tempi nostri in una famiglia ricca della borghesia americana, e lo infarcisce degli elementi di disturbo e malevoli a lui tanto cari. Steven (Colin Farrell) e Anna sono due affermati dottori, cardiochirurgo lui e oftalmologo lei, e hanno due figli, la adolescente Kim e il piccolo Bob. Nella loro vita entra Martin (Barry Keoghan), figlio di un ex paziente deceduto di Steven che vorrebbe sostituire la figura paterna con quella del chirurgo, e all’ allontanarsi di questo scatena una serie di ricadute psicosomatiche nella famiglia, costringendo Steven ad una orribile scelta. Lanthimos non fa prigionieri, non ci sono figure buone, o comunque quantomeno completamente positive, facendo emergere in ogni personaggio le peggiori caratteristiche egoistiche in nome della sopravvivenza e del ritorno ad una forma di ritorno alla normalità, utilizzando sia una sceneggiatura angosciosa e densa, sia una fotografia affidata al collaboratore di lunga data, che una colonna sonora di suoni metallici e opprimenti.
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