Il mio primo film di Kim Ki-Duk, compianto cineasta sudcoreano, regista, sceneggiatore e produttore scomparso nel 2022, è questo dramma/thriller del 2012. In un fatiscente quartiere di Seoul, vive Gang-do, orfano dalla nascita, violento scagnozzo di un usuraio, incaricato di riscuotere i debiti, che utilizza un metodo brutale e crudele per recuperare il denaro: costringe i debitori a stipulare una assicurazione sull’invalidità e se questi non riescono a saldare, li rende menomati per intascare il premio, creandosi un aurea di terrore e sadismo. Un giorno si presenta alla sua porta Mi-seon che sostiene di essere la madre che lo ha abbandonato appena nato. La prima reazione di Gang-do è di rifiuto e di violenza, anche sessuale, ai danni della donna, costringendola a soprusi e angherie, ma con il tempo il legame tra i due si stringe, ammorbidendo il carattere dell’ uomo e rendendolo più cosciente delle sue azioni. Pietà è un film cattivo, che provoca in alcuni momenti fastidio e disturbo, senza mostrare troppo visivamente ma comunque percepisci la violenza delle azioni, sia fisica che psicologica, con la consapevolezza che la tragicità della storia porterà alla definitiva tragedia.
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