Megalopolis – 2024

Coppola ha dovuto aspettare più di 40 anni prima di poter trasporre in pellicola un idea che aveva partorito già ai tempi di Apocalypse Now. Arrivato alla soglia degli 85 anni, con ormai una filmografia consolidata, non immune da critiche negli ultimi lavori, ha probabilmente preso la decisione di mettere per l’ultima volta tutto se stesso, tanti soldi compresi, per realizzare il sogno di una vita. E un sogno è propriamente ciò che ne esce, anzi, per dirla ancora meglio, e utilizzando le stesse sue parole dell’ incipit, una favola.

In un mondo ormai dominato dall’impero americano, un uomo, un geniale e controverso costruttore, Cesar Catalina (Adam Driver), ha ideato un materiale rivoluzionario capace di rendere migliore la vita delle persone, potendo utilizzarlo per qualsiasi tipo di costruzione. A contrastarlo però c è il sindaco di New Romeo/New York (ci arriviamo anche a questo punto), Ciceron (Giancarlo Esposito) che rappresenta invece il lato conservatore più interessato al qui ed ora e al mantenimento dello status quo. Intorno a questo dualismo gravitano da una parte Crasso, il banchiere (John Voigt), sostenitore di Catalina, e dall’altra Claudio (Shia LeBeuf) che altro non è che la ultradestra reazionaria che tramerà e istigherà il popolismo per giungere al potere. Il resto del cast vede Dustin Hoffman, Lawrence Fishbourne e Natalie Emmanuel.La rappresentazione sfrutta personaggi e storia dell’antica Roma, per porre un grosso e importante interrogativo: un impero (romano e americano) al momento del suo decadimento, cadrà in maniera repentina o sarà un lento declino fino al suo disfacimento? E è un processo reversibile e che può portare a miglioramenti per la vita dell’ uomo? Per Coppola, che identifica Catalina con l’artista, combattuto e idealista, che cerca con ogni mezzo di raggiungere lo scopo di una vita, potrebbe essere possibile distruggere questo sistema economico e sociale capitalista creato su superficialità, lussuria e sfruttamento della massa, dando vita a un mondo nuovo, migliore, utopico.

 Un messaggio positivo di fondo, messo in opera con un aspetto visivo meraviglioso, sia da parte di fotografia che scenografia e costumi, tutti comparti che risultano eccellenti. Quello su cui si può esprimere dei dubbi e perplessità è la messa in scena un po’ confusa, molto kitsch, forse anche troppo per certi versi, e un po’ troppo teatralismo nella recitazione, spesso eccessiva. Sicuramente è un opera che come ha già dimostrato dalla sua uscita divide critica e pubblico, sicuramente non è semplice ed è un po’ indigesto, forse non completamente riuscito, ma comunque ha qualcosa da dire e, soprattutto in un ambito, la cinematografia, che spesso punta a distopie e ucronie, è sicuramente originale. Difficile da riguardare, almeno a breve, anche perché per goderselo al meglio è necessario un comparto audio e video di eccellenza, come quello che abbiamo potuto godere al The Space ieri sera

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