Cari lettori, ho l’orgoglio di presentarvi in anteprima questo nuovo libro di Giacomo Pierucci, il seguito de “La Città Del Sole”, edito nel 2016, di cui aspettavamo tutti la continuazione della travagliata storia per sapere quale fosse il destino di Manuel. Avendoci lasciati tutti con un cliffhanger importante, quando Giacomo mi ha chiesto se avessi avuto voglia di essere tra i primi a leggere la sua nuova creatura, ho accettato con entusiasmo e timore. Entusiasmo perché il precedente era stato un bel viaggio nella favelas, nonostante tutte le sue avversità, e timore perché si sa che i seguiti sono sempre i più difficili, per le aspettative alte e perché è sempre complicato riagganciare la storia in maniera credibile. Avevamo lasciato Manuel, il protagonista della storia, disperato e sconvolto da ciò che era successo nella favelas di Natal dove ha vissuto tutta la sua vita, in fuga dal suo passato e dal suo presente. Lo ritroviamo mentre abbandona Natal dopo le rivelazioni subite, alla ricerca di una pace che però ben presto scopriamo non essere, purtroppo per lui, alla sua portata. Quando nasci segnato, il destino non ti fa sconti. E quindi il suo viaggio non sarà privo di pericoli e peripezie.Dal momento che non ho intenzione di fare spoiler, della trama non dirò altro, perché il lettore deve accompagnare il protagonista nei suoi passi. Qui abbiamo tanti nuovi elementi interessanti. Innanzitutto dei cambi di location, che come è detto non è più la favelas, abbiamo una crescita del personaggio che non è più il ragazzo innocente ma si fa forza della sua purezza e della sua integrità morale pur nelle difficoltà fino a forgiarsi in un nuovo Manuel capace di sopravvivere. Abbiamo anche nuove interazioni con nuovi compagni, per pochi giorni o per tanto tempo, che saranno la sua nuova famiglia. Attraverso gli occhi e le sensazioni di Manuel, scopriremo la giungla e i pericoli del Rio Negro e del Rio delle Amazzoni, la spietatezza dello Jacarè, sia del caimano che del suo omonimo umano, fino a calarci in un inferno di cemento in cui la vita è appesa ad un filo. Ad un primo momento resti un po’ turbato dall’enfasi che il Pierucci mette nella scrittura, andando a delineare una serie di sensazioni atte a creare un luogo opprimente che in realtà non è solo un luogo fisico ma anche un luogo dell’ anima, un posto dove il caldo, l’ umidità ti stringono la gola e cercano di piegarti le ginocchia e le forze, dove il fragile equilibrio di Manuel è messo a dura prova, ed andando avanti nella lettura quello che sembrava solo un facile pretesto letterario prende scopo e giustificazione. Ne La Terra Del Caimano è possibile ritrovarsi ad essere un Marlow di Joseph Conrad in Cuore di Tenebra, mentre risale il fiume Congo alla ricerca del crudele commerciante Kurtz. Possiamo vivere la serpeggiante paura di essere la prossima vittima di soprusi e angherie di criminali e biechi secondini senza nessuno scrupolo. Sei sempre sul rasoio, senza sapere di chi potersi fidare.Le opere seconde sono sempre difficili, come ho detto prima. Questa, nonostante personalmente sia uno che fa la punta al cazzo, devo proprio dire che ha passato l’ esame, nonostante le difficoltà che ci possono essere, dopo anni, a ritrovare Manuel dentro di sé, nonostante il rischio di vivere un dejavu, proprio perché le cose cambiano e cambia il modo di raccontarle e dove si svolgono. È un romanzo che ha il pregio di avere coraggio, di avere scorrevolezza e di avere delle buone idee. Al lettore non resta altro che di voler rientrare in quel mondo.