Alien Saga 1978-1986-1992-1997

Non c’è due senza quattro, ma si sarebbe stati meglio. Dopo aver concluso il rewatch della tetralogia, è quello che mi viene da pensare. Ovviamente nei primi due episodi della saga si tratta della ennesima visione, che peraltro non fa altro che confermare ciò che di bello già pensavo dei due film con Ripley/Sigourney Weaver protagonista. Più fanta-horror scuro e claustrofobico il capolavoro di Scott, più fanta-action di assedio il secondo, entrambi molto sopra la media dei film di genere ed entrambi con delle peculiarità (banalmente, il gioco sul terrore e la tensione di Alien e un ritmo serrato ma intelligente Aliens) che sarebbe superfluo esaminare ora, dal momento che sono prodotti straconosciuti e apprezzati. Il coraggio vero è parlare del 3° e 4° episodio, che subiscono una picchiata in discesa notevole sotto il punto di vista del successoa soprattutto della realizzazione. Ed è un peccato, perché entrambe le idee di proseguio della storia sarebbero state anche valide perlomeno interessanti. Episodio 3 è un continuo naturale di Aliens, con la navicella di salvataggio con a bordo Ripley, Nat e Hicks che si schianta su di un pianeta carcerario adibito ad enorme altoforno. All’atterraggio brusco sopravvive solo Ripley, che però è stata ovulata da un face-hugger, che infetta anche un cane della colonia penale, dando vita ad un Runner, che si divertirà a giocare con le ossa dei detenuti, finché non sarà ovviamente sconfitto dall’eroina del film, prima dell’estremo sacrificio di immolarsi con il proprio ospite pur di non lasciarlo in balia della compagnia. Purtroppo la situazione di scappa e lotta è ormai vista e rivista, e nonostante l’idea ganza del pianeta carcerario sa tanto di dejavu. C è poi da dire che gli effetti speciali, soprattutto delle riprese esterne, ma anche dello xenomorfo predatore sono pataccose, posticce e invecchiate malissimo. Sono davvero davvero brutte, sembrano proprio ritagli incollati sulla pellicola, e vanificano il lavoro e la fatica di regia, affidata a David Fincher, e sceneggiatura per rendere ancora il film godibile. Il quarto, sotto la regia di Jean Pierre Jeunet ha una realizzazione visiva decisamente migliore ma con una sceneggiatura e dialoghi da fare rabbrividire da quanto sono sciocchi. Non si sa come, ma duecento anni dopo gli accadimenti il terzo capitolo Ripley viene clonata dalla Compagnia attraverso del DNA preso non si sa bene dove, apposta per estrarre una regina xenomorfa da utilizzare come procreatrice di mostri da usare come arma, ovvero le stesse motivazioni che muovono le fila dal primo film. Ovviamente le cose non vanno per il verso giusto, infatti, mentre un gruppo di pirati spaziali, in combutta con i militari della compagnia sbarca sulla nave laboratorio per consegnare delle inconsapevoli cavie da usare come ospiti, gli Aliens riescono a liberarsi e cominciano a smembrare chiunque trovano. E non è tutto, si scopre infatti che i due DNA di Ripley e della Regina sono in qualche modo mischiati, conferendo a entrambe caratteristiche dell’altro. In buona sostanza, Ripley è più forte e veloce e resistente agli schianti (cose che ai fini del film, servirà poco o niente) mentre la regina potrà partorire un ibrido brutto come una spinta al buio per le scale, che riconoscerà come mamma solo la rustica eroina della saga, che dovrà per l’ennesima volta scongiurare la salvaguardia del resto dell’equipaggio, della Terra e bla bla bla. È in buona sostanza la sagra del dejavu, anche se la scena della sala dei tentativi di clonazione andati male è carina e abbastanza azzeccata, peccato che manchi quel qualcosa in più che potesse riguardare la tematica delle implicazioni morali (gli anni di produzione e uscita de film coincide con i primi vero tentativi di clonazione della pecora Dolly), mentre il resto del film è più che dimenticabile, tra dialoghi ridicoli e personaggi tratteggiati un po’ alla membro di segugio, nonostante un cast di tanti volti noti. In conclusione, imperdibili i primi due, sotto il limite della sufficienza il terzo, assolutamente dimenticabile
il quarto.
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