Non sono superstizioso, ma sono scaramantico. Questo è stato il mantra di questo Europeo, e sono fiero di averlo portato fino in fondo. Dalla prima all’ultima partita, le ho viste o in casa in famiglia, o a Piombino con gli amici storici, quando alla terra del Dija, teatro anche della finale, quando al Villaggio Vacanze. Si, ma insomma, siamo Campioni d’Europa, finalmente, dopo 53 anni da quella monetina fortunata contro la Jugoslavia, 21 anni dopo la sfortunata finale contro la Francia del double Mondiale-Europeo, decisa da un cazzo di Golden Goal, e 9 dopo il massacro per 4-0 contro la fenomenale Spagna del triplete Europeo-Mondiale-Europeo. Insomma, precedenti pesanti con squadre toste. Questa edizione ha dimostrato che la squadra tosta eravamo noi, nonostante un peso specifico in attacco abbastanza modesto, e nonostante l’assenza per demerito sportivo allo scorso mondiale. E invece Roberto Mancini in 3 anni è riuscito a costruire una squadra, un gruppo e un gioco, dimostrando di essere un buon collettivo nelle partite di qualificazione e nelle amichevoli disputate, quindi lasciando ben sperare nell’ottica torneo quantomeno di vendere cara la pelle. Sin dalla prima partita del girone, però, pareva di scorgere anche altro, segnando sempre tanto, con i risultati di 3-0 Turchia, 4-0 Svizzera e 2-0 Galles. Ovviamente se da una parte ci godiamo il passaggio al primo posto, dall’altre viene il dubbio che il girone fosse troppo easy. Ottavi di finale contro l’Austria, che si piega per 2-1 solo ai supplementari, risultando più ostica del previsto (mentre la Svizzera butta fuori la Francia), e ci permette il quarto di finale contro il Belgio, una delle favorite per la vittoria. Il forte Belgio, il terribile Belgio di Lukaku, regolato abbastanza agilmente, alla fine, nel primo tempo con 2 gol e un rigore regalato a loro. La partita più difficile sarà la semifinale con la Spagna, che nonostante la presenza di tanti giovani promesse e l’assenza degli storici e pluripremiati fenomeni del Tiki Taka mette fortemente in difficoltà la compagine azzurra, che soffre tanto e passa il turno solo ai rigori, in una lotta all’ultimo sangue Quindi, la nostra parte del tabellone è completata, resta da scoprire l’altra finalista, e ovviamente appare l’unica da evitare, cioè l’Inghilterra. Da evitare non perché è una squadra mostruosa, ha si dei buoni giocatori e due o tre campioni,a da evitare soprattutto perché è la squadra di casa nella fase finale di questo Europeo itinerante. Cioè, praticamente, ha giocato tutte le partite, dal girone alla finale, a parte una, a Wembley, ottenendo, soprattutto in semifinale, un abbastanza telefonato regalino arbitrale. Finale in casa, stadio praticamente solo di maglie bianche, William e Kate in tribuna con Baby George, la storia si mette male. E si mette peggio quando subito al primo minuto e spiccioli, Di Lorenzo si dimentica di essere terzino e non un centrale e si prende un gol brutto brutto. Catenaccio inglese per 60 minuti, fino al provvidenziale pareggio di Bonucci, e poi partita che procede inesorabilmente fino ai rigori. E al successo italiano. E quindi puoi quasi scordarti delle scorrettezze inglesi, dai fischi all’inno, alle bandiere tricolori bruciate, all’uscita dallo stadio prima della premiazione di quasi tutto il pubblico di casa e dei regali inglesi e del primo ministro, e anche i giocatori che si tolgono la medaglia d’argento appena messa dal presidente della Uefa, tutti comportamenti infantili e antisportivi. Poverini, non sanno perdere. Va ricordata come la vittoria di Mancini, ma anche del suo staff, con l’inseparabile amico di sempre Vialli, ma anche Evani e Lombardo e Salsano, che sono riusciti a prendere la loro vendetta dopo 30 anni dalla sconfitta di Wembley della Sampdoria contro il Barcellona. È la vittoria di Donnarumma, che para 3 rigori su 10 e compie diversi interventi importanti, del muro difensivo Bonucci Chiellini, delle sgroppate di Spinazzola, delle geometrie di Verratti e Jorginho, degli inserimenti di Locatelli e Barella, delle devastanti discese di Chiesa, del tiragir di Insigne, ma sarebbe ingiusto non nominare tutti i protagonisti di questo Europeo, perché ognuno quando preso in causa ha sempre dato il massimo, e anche i pochi mai schierati sono stati importanti per la cementificazione del gruppo e dello spirito di squadra. Godiamoci il momento, che è stato bellissimo, finalmente, tornare a vivere momenti di alto calcio tutti insieme, quella strana sensazione di coesione e patriottismo che si manifesta solo in queste occasioni, ogni due anni, ma non necessariamente la vivi alla stessa maniera. Questo, come poche altre volte, è stato una delle manifestazioni in cui ti puoi aspettare che possa succedere qualcosa di importante, nonostante non sia nemmeno granché quotato rispetto agli altri, ma percepisci veramente l’unione della squadra in campo, e la sintonia completa con mister e staff. E quando c’è questo momento magico, niente ti sconfigge.
Portieri: Donnarumma, Meret, Sirigu
Difensori: Acerbi, Bastoni, Bonucci, Chiellini, Di Lorenzo, Florenzi, Spinazzola, Toloi, Emerson Palmieri
Centrocampisti: Barella, Cristante, Locatelli, Pellegrini, Pessina, Verratti, Jorginho
Attaccanti: Belotti, Berardi, Bernardeschi, Chiesa, Immobile, Insigne, Raspadori
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