Una Storia Vera – 1999

Alvin Straight (Richard Farnsworth) è un anziano vedovo dell’Iowa che vive con la figlia Rose (Sissy Spacek), affetta da un piccolo ritardo mentale. In seguito ad un malore, dovuto a un principio di enfisema, il già acciaccato Alvin scopre di non avere ancora tanto da vivere, e decide di andare a trovare il fratello, anche lui con problemi di salute, con cui non parla da più di dieci anni. Ma il fratello vive in Wisconsin, a più di 300 miglia di distanza, e Alvin non ha più la patente, e l unico mezzo che ha a disposizione è un tosaerba che fa 5 miglia l’ora. Durante il suo viaggio, che dura settimane, attraverso i vasti spazi rurali statunitensi, avrà modo di conoscere, aiutare e farsi aiutare da varie persone che incontra sul suo cammino. Lynch confeziona uno dei suoi pochi film lineari, senza momenti onirici, tipici della sua poetica, dedicandosi alla creazione di un film delicato e coinvolgente, dando molto risalto agli spazi e alla fragilità e testardaggine di un vecchio desideroso di rimettere le cose a posto con una delle persone che più ha avuto care nella vita. Un giochetto semantico di Lynch è nel titolo originale, A Straight Story, che ha più significati, da appunto, a qualcosa di simile a “una storia vera”, a “una storia dritta” (appunto per la totale linearità della pellicola, mosca bianca rispetto alle creazioni del regista di Missoula, sia, infine per “una storia di Straight”, riprendendo il cognome del protagonista. Ah, per concludere, nonostante abbia la parvenza di favola, è ispirata a una storia vera, di un Alvin Straight che nel 1994 percorse tutta quella strada con un tosaerba per andare a trovare suo fratello.

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