Alien: Romulus – 2024

Settimo episodio della saga, con la regia di Fede Alvarez, che si inserisce cronologicamente tra il primo Alien di Scott e Aliens-Scontro Finale di Jimbo Cameron. E sinceramente dopo questi due è uno dei più potabili. Non ho apprezzato molto i prologhi di Scott, Prometheus e Covenant, anche se non sono completamente da buttare via, mentre il terzo di Fincher è comunque decente e il quarto piuttosto inguardabile. Comunque, torniamo a noi. In un satellite colonia dove piove sempre, è sempre buio, è completamente inquinato e ci puzza anche un po’ di bottino, e dove estraggono minerali ci sono questi cinque morti di fame, tra cui una ragazza, Rain, che si porta appresso un androide un po’ ritardato. Tutti loro sognano una vita migliore su un pianeta più figo e decente, Yvaga. Decidono di fare un colpaccio e rubare un carico di moduli criogenici di una stazione orbitante, la Reinassance, composta dai moduli Romulus-Remus, di proprietà della Weiland, per poter scappare e affrontare il lungo viaggio. Una volta giunti lì, però, scopriranno che la stazione stava svolgendo delle ricerche su degli strani esseri, generati grazie allo xenomorfo che Ripley aveva espulso dalla Nostromo alcuni mesi prima, che era sopravvissuto nello spazio. Ben presto si rendono conto di essere piuttosto nella cacca, e l’ unico scopo diventa cercare di sopravvivere senza farsi uccidere o, peggio ancora, fecondare. Come spin off funziona, riportando al centro della storia gli xenomorfi e i facehugger, oltre che far far tornare l’ azione in una location claustrofobica di un’ astronave, dove ogni angolo buio può nascondere un pericolo tremendo. Alvarez è bravo a mantenere alta la tensione, e anche a non scadere troppo nel pecoreccio. Un pochino si, nella parte finale, che effettivamente è un po’ too much, ma comunque non rovina il film.

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