Domenica mattina. Come avevo programmato,mi alzo e mi preparo per un uscita in mtb.
A differenza dei giorni precesenti,la temperatura è gradevole,con una leggera brezzettina, e il sole è coperto da nuvolette, che in questi casi non guasta mai. Dopo poche pedalate mi rendo conto che le gambe, nonostante gli stravizi dei giorni precedenti, sono comunque in discrete condizioni, e come al solito, decidendo ad ultimo l’itinerario, intraprendo uno dei miei frequenti percorsi tra i campi del padule.
Il tragitto è tranquillo, la prima parte, di strada asfaltate, oggi è poco frequentata e ciò permette di pedalare in tranquillità. Entro dunque nella “mia” zona, e lungo la strada principale, guardo dove potrei passare al ritorno o la prossima volta. La zona è infatti ricca di viottolini laterali,che si ricongiungono in certi casi, o si diramano fino a congiungersi sulle due strade provinciali parallele, la Bientinese e la via di Tiglio. Comunque, io proseguo diritto, mi costeggio il laghetto e al bivio, prendo il sentiero che porta al lungo fosso da cui posso arrivare al parco delle Fattorie. Già qui mi rendo conto che il fondo è un po accidentato, a causa dei solchi lasciati dai trattori nel fango, poi seccatasi a causa del forte sole e caldo dei giorni precedenti. Fatto sta, che ormai quasi fuori zona pericolo, faccio per passare da un solco di trattore all’altro, ma la ruota mi scivola malamente. Cerco comunque di tenere in piedi la bici con un colpetto di reni e dando un giro di pedale, ma…SLAAANG..pedalata a vuoto. Cavolo, mi è uscita la catena? guardo in basso, pronto a sistemarla, ma nooo non è uscita, ma si è proprio spezzata. Brivido. Guardo la app per vedere il kmetraggio..20,2 km…doppio brivido. Smoccolo,in mezzo al nulla del padule, non posso fare altro, prendo la bici sottobraccio e l unica soluzione è la farsela a piedi. Mi pare di aver visto, qualche centinaio di metri prima, dei pescatori sul fosso,magari hanno qualche attrezzo con cui provare a sistemare alla meglio la catena, giusto per arrivare a casa, o quasi. Purtroppo, non ci sono piu. Ci sono però dei vecchietti, con un cane a tre zampe. Roba da “Anche le colline hanno gli occhi”. Vabbe, mi adatto. Chiedo se hanno qualche pinza per provare ad aggiustare, ed uno di loro, da una Renault 4 d’anteguerra, tira fuori una scatolina di legno con una pinza e non so cosa. Ovviamente, tutto inutile, servirebbero strumenti adatti, ringrazio, il signore mi chiede dove devo arrivare: “A Buti”, faccio io. “Iomaiale se è lontano!”. Eh si, è quello che ho pensato anche io. E riprendo armi e bagagli e la marcia verso casa. Dopo pochi minuti, mi affiancano un paio in bici.
“La catena?”
” si,mi s è spezzata”
“Oggi l allenamento lo fai a piedi ah ah ah”
“Sicuramente”.
Ma sicuramente, te c hai le corna, vai a casa vai, che ci trovi tu moglie indaffarata…
Fortunatamente, sono ormai abbastanza pratico della zona, e arrivato al depuratore prendo la strada che porta alla via di Tiglio,la strada che porta a Lucca da Cascine. Sbocco praticamente alla salita di Sant’Andrea di Compito, e giunto in cima, sfrutto l’energia cinetica per saltare qualche centinaio di metri.
Continuo con qualche altro saliscendi e tanti tratti in pianura fino a Caccialupi, dove finalmente arrivano a recuperare me e la mia RockRider per riportarmi a casa.
Morale,9,72 km a piedi.
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